Robinho accusa l’Italia: “Un paese razzista”

L’ex attaccante del Milan punta il dito in particolar modo contro la giustizia che l’ha condannato per stupro

“L’Italia è un paese razzista”. Dopo il caso Acerbi-Juan Jesus, anche Robinho, ex fantasista del Milan, usa la carta del razzismo in particolar modo per difendersi dalle accuse di stupro. Mercoledì è attesa la decisione del tribunale brasiliano che potrebbe imporgli di scontare la pena comminatagli nel 2017 dalla giustizia italiana. I fatti sono relativi a undici anni fa, nel 2013, quando Robinho avrebbe abusato di una ragazza all’interno di un night club milanese. “Ho giocato quattro anni in Italia e ne ho visti abbastanza di episodi di razzismo. Basti pensare a quanto successo a miei ex compagni come Balotelli e Boateng. Purtroppo succede ancora oggi”, le parole di Robinho in un’intervista a una televisione brasiliana. Col dito puntato proprio verso i giudici: “Le stesse persone che non prendono nessuna iniziativa per contrastare il razzismo sono quelle che mi hanno condannato. Cos’ha fatto la giustizia italiana? Niente”. Parole dure per provare ad avvalorare la sua innocenza davanti al tribunale brasiliano, che potrà accogliere la richiesta italiana oppure respingerla, facendo ripartire un nuovo processo in Brasile.

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