Acerbi: “Io assolto, ma sono stato umiliato”
"Si sta umiliando una persona, massacrando e umiliando la sua famiglia. Come se avessi ammazzato qualcuno"
“La sentenza è stata una liberazione anche se tutta la situazione che si è creata mi ha intristito. Non sono mai stato razzista. Il mio idolo era George Weah, fu uno dei primi a chiamarmi quando mi fu trovato un tumore. Abbiamo perso tutti, sono triste e dispiaciuto. Dopo la mia assoluzione, le persone attorno a me hanno reagito come se fossi uscito dopo dieci anni di galera”. Francesco Acerbi rompe il silenzio sulle pagine del Corriere della Sera. Il giocatore neroazzurro costretto a respingere le accuse anche dopo l’assoluzione. Ora che c’è la sentenza vorrei dire la mia: non ho nulla contro Juan Jesus e sono dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione di gioco. Ho percepito un grandissimo accanimento, come se avessi ammazzato qualcuno. Si sta umiliando una persona, massacrando e umiliando la sua famiglia.